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pesce balestra

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2011 11:27
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15/06/2010 13:54
 
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pesce porco
Il nome di questo pesce è certo troppo generico detto così, visto che di balestra ce ne sono tanti nei mari del mondo, ma nel Mediterraneo vive una sola specie, unico rappresentante nostrano della famiglia. Non si tratta, è bene dirlo, di un pesce tropicale immigrato, bensì di un pesce diffuso e tipico solo dell’Atlantico e del Mediterraneo.
Spesso, quando si parla di specie esotiche, si fa confusione e si scambia il balestra con un pesce tropicale (anche perché da noi una sola specie, tra l’altro non comune, risulta poco conosciuta), e si inizia a parlare di “tropicalizzazione” del Mediterraneo dovuta ai cambiamenti climatici globali…
In realtà non è affatto così, anche se oggi i pesci balestra, fino a poco tempo fa più frequenti nel Mediterraneo meridionale, cominciano a vedersi occasionalmente anche a nord, persino in Adriatico dove un tempo erano considerati rari, creando inizialmente stupore e confusione.



La presenza di Balistes carolinensis (Gmelin, 1789) in Mediterraneo è documentata da tempi remoti, addirittura dal Neolitico, con riferimento alle coste mediterranee di Israele. Il limite termico di questo pesce oscilla tra un minimo di 18°C e un massimo di 24 °C (Whintehead & al., 1984), non tollerando, questa specie, generalmente acque al di sotto dei 12°C.
Il nome “pesce balestra” nasce da una caratteristica tipica della prima pinna dorsale che, dotata di robusti raggi spinosi, può essere sollevata o abbassata a piacimento con un movimento a scatto; a riposo, la pinna e i suoi robusti raggi alloggiano in un’apposita scanalatura presente sul dorso, scomparendo quasi alla vista.
Il movimento a scatto, simile a quello effettuato per armare il grilletto nelle antiche armi da fuoco a pietra focaia (e forse, precedentemente, anche delle balestre), ha ispirato il singolare appellativo, che deriva dalla traduzione del termine anglosassone “trigger fish”, che letteralmente significa poi “pesce grilletto”.



Il suo corpo è alto, compresso lateralmente, ed ha una forma romboidale; si distingue bene, anteriormente all’occhio ed inferiormente ai fori nasali, uno stretto solco obliquo, privo di squame. Dopo la prima dorsale, la cosiddetta pinna “a scatto”, si torva un’elegante pinna dorsale a cui è si oppone, ventralmente, un’altrettanto bella pinna anale (l’unica ventrale che possiede); le due pinne, contrapposte, vengono ondulate a un ritmo cangiante in perfetta sincronia, da risultarne un nuoto strano, diverso dal solito, forse paragonabile solo al nuoto del pesce San Pietro, anche se il balestra risulta essere molto più veloce del San Pietro.
La coda del balestra è infatti grande e arrotondata, potente, capace di fornire la forza per scatti veloci in avanti. Negli esemplari più grandi la coda, dal profilo inizialmente convesso, diviene lunata, con raggi superiori ed inferiori assai prolungati, filamentosi. Poco avanti alle piccole e ovoidali pinne pettorali si trovano le branchie, appena visibili, che hanno una struttura a fessura.
Lo sguardo del balestra, per la posizione degli occhi piccoli, molto mobili e dislocati in alto, appare curioso, quasi furbo.

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