fonte
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La fasolara è impiegata in quelle tecniche di pesca rivolte esclusivamente alle specie ittiche che grufolano sul fondo alla ricerca di cibo, fra queste il surfcasting, la pesca a fondo da scogliere e barriere artificiali su fondali sabbiosi, e il bolentino praticato in prossimità della costa. Il richiamo che induce i nostri pinnuti a cibarsene è dovuto sia al suo odore penetrante, sia al contrasto visivo arancione-bianco. Utilizzandola nel surfcasting più canonico, ossia a mare mosso o in scaduta, la specie più attratta è senza dubbio la spigola, soprattutto quella di taglia che sembra prediligere gli inneschi voluminosi formati anche da due fasolare, ma in queste condizioni al suo richiamo risponderanno anche i saraghi brancolanti fra la schiuma alla ricerca di cibo. Quando le acque sono placide e tranquille possiamo utilizzarne metà per tentare le mormore, o ancora un’esemplare intero per l’orata.
L’innesco viene eseguito sgusciando preventivamente la fasolara con l’aiuto di un robusto coltello a punta o di un paio di forbici, che saranno introdotte in prossimità del punto di giunzione delle valve, e con le quali eserciteremo una pressione utile all’apertura delle stesse. Durante questa fase è d’obbligo la massima attenzione per non rischiare tagli o ferite gravi a dita e mani! Successivamente s’infila il corpo sgusciato su di un robusto ago da innesco, dopodichè lo si passa sul terminale avendo l’accortezza di presentare la parte arancione, più turgida, rivolta verso la punta dell’amo.