Slow Pitch Jigging

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mavluc
00sabato 7 maggio 2016 14:00
Il vertical jigging "comodo" e senza fatica

L’efficacia delle tecniche di pesca provenienti dal Sol Levante anche nel nostro Mediterraneo è ormai assodata; sono sotto gli occhi di tutti i straordinari successi di catture (e di vendite) delle attrezzature da Vertical Jigging e, in seguito, da Inchiku, Kabura e in ultimo da Tenya.

Tra queste, il Vertical Jigging ha senza dubbio avuto il grandissimo merito di aprire la strada ad una nuova mentalità di approccio alla pesca con gli artificiali e, soprattutto, ad una nuova idea di pesca “di ricerca”, con ecoscandagli e strumenti sempre piu sofisticati alla ricerca dei migliori spot in profondità dove calare le nostre esche. Il VJ ha consentito una scolarizzazione di massa della stragrande maggioranza dei pescatori, specie tra i più giovani, avvenuta grazie ad una massiccia campagna di “sensibilizzazione” tramite forum e siti internet, che hanno esteso enormemente capacità e conoscenze dei pescatori di casa nostra, che hanno scoperto strumenti di elevatissimo valore tecnico fino ad allora noti solo a garisti e grandi appassionati (un esempio tra tutti: il filo trecciato e relativi nodi!)

D’altro canto, la facilità con cui si conseguivano catture strepitose e impensabili hanno portato ad un vero “boom” della tecnica, con l’avvento di migliaia di appassionati “improvvisati” che ha portato qualche eccesso di troppo e anche ad una convinzione “esagerata” in alcuni, convintisi di possedere abilità e tecnica già dalle prime uscite. Con il passare del tempo e con l’inevitabile aumento della diffidenza del pesce, solo in pochi hanno continuato ad ottenere risultati soddisfacenti, e in molti hanno deposto le armi da Vertical, intasando i mercatini dell’usato di attrezzature ormai obsolete.

Come senz’altro sapranno i nostri lettori, la tecnica “originale” presenta infatti il deciso svantaggio di richiedere un grosso dispendio fisico, e l’avvento di altre tecniche più riposanti e con una più ampia varietà di prede catturabili hanno contribuito a disperdere ulteriormente la pattuglia dei jiggatori veri e propri.

Adesso, dal paese del Sol Levante, sempre attento all’evoluzione del comportamento dei pesci e, soprattutto, del mercato degli artificiali (e dei pescatori, sempre alla ricerca di nuovi modi per spendere…) arriva una nuova tecnica che mira a risvegliare la passione del jigging, estendendone però la varietà di prede catturabili e, soprattutto, diminuendo sensibilmente il dispendio fisico richiesto. La tecnica prende il nome di Slow Pitch o Slow Jigging.

Slow Pitch: come si pratica?

Lo slow Pitch è un jigging “al rallentatore”, che si pratica con oscillazioni cadenzate a ritmo molto lento e recuperi coordinati.

Come si può vedere nel video di seguito (per chi sa il giapponese, probabilmente è interessante anche il commento…), il movimento può avere diverse cadenze, ma la costante è la “lentezza” e l’assenza di sollecitazioni esagerate. Non è errato, tutto sommato, pensare ad un movimento a metà tra inchiku e jigging.

www.youtube.com/watch?v=YOIndBc9pNM

Il movimento sopra descritto consente all’artificiale di “sfarfallare”, sia in caduta che in risalita, scartando lateralmente in maniera molto adescante e “alternativa”, sorprendendo il pesce e presentandosi in maniera completamente diversa rispetto a quanto accaduto finora. Inoltre, la “lentezza” del movimento consente a prede anche non eccessivamente “scattiste” di avventarsi sull’esca, allargando la varietà di catture.

Funziona anche da noi? Pare di sì, a vedere qualche video in rete.

www.youtube.com/watch?v=sq8DwDiJjYA

Slow pitch = altra attrezzatura da comprareeee?”

La mia prima reazione all’arrivo della nuova tecnica, è stata osservare il mio portafogli (vuoto), e scuotere la testa. Altre spese?

In realtà, la tecnica sembra prestarsi all’utilizzo con canne piuttosto simili a quelle da inchiku, proprio a causa dei movimenti non troppo dissimili, o comunque da light jigging, per cui chi ha già avuto modo di affrontare queste tecniche può provare un primo approccio senza svenarsi.

Il vero segreto di questa nuova tecnica sta infatti nell’esca, che deve essere estremamente “piatta” e svolazzante, per massimizzare l’effetto di sospensione e scartamento che è l’attrattore principale per la preda. L’immagine che apre il pezzo è molto eloquente.

Dato che l’esca trascorre la maggior parte del tempo in posizione orizzontale e si presta ad essere attaccata da entrambi i lati, normalmente viene posto un amo (modello assist hook, con cordino) o una coppia di ami per ciascun lato. Gli ami devono essere molto leggeri, per aumentare la possibilità di essere “aspirati” dal pesce.

Jigging Italia, una delle prime aziende a lanciarsi nell’importazione del nuovo materiale per la nuova tecnica, segnala come in arrivo imminente un artificiale mirato dell’azienda XESTA. Lo XESTA FLAP, è un artificiale appiattito , simmetrico, dalla forma molto accattivante, ideato appositamente per questa tecnica.

L’artificiale non compare ancora nello shop di Jigging Italia, quindi non possiamo ancora indicarvi prezzo e grammature previste; in attesa di provarli (dovrebbero essere disponibili a giorni), secondo noi è possibili testare la tecnica con qualche artificiale già presente nelle nostre jig bag impolverate, quali ad esempio gli intramontabili Tamentati della DUEL, oppure qualche inchiku dalla forma simile, come quelli prodotti da Eupro, sistemati a dovere.

A presto, per qualche considerazione “canna in mano”!

Articolo tratto da: www.elfishing.it/slow-pitch-nuove-esperienze-di-jigging/
Antonello(69)
00sabato 7 maggio 2016 15:45
Bella tecnica lo slow pitch. Molto accattivante il movimento delle "blatte".
Certo, come in tutte le tecniche di profondità, un buon eco non può e non deve mancare
COSIMO82
00giovedì 12 maggio 2016 09:46
Questa tecnica mi intriga, e nella zona tirrenica potrebbe dare dei buoni frutti.
Lucio il mulo rotante non mi manca, mi manca solo canna e barca, per la canna ci posso fare un pensierino.....la barca? [SM=g3868077]
mavluc
00giovedì 12 maggio 2016 18:30
Re:
COSIMO82, 12/05/2016 09.46:

Questa tecnica mi intriga, e nella zona tirrenica potrebbe dare dei buoni frutti.
Lucio il mulo rotante non mi manca, mi manca solo canna e barca, per la canna ci posso fare un pensierino.....la barca? [SM=g3868077]




La barca è pronta e le canne pure. E i tempi ora sono maturi!
Ho una daiwa infeet blue backer per inchiku/kabura 80 gr
con un mulinello bulox herald e 0,18 di trecciato che gridano
nello sgabuzzino assieme ad una shimano beast master 200
da vertical accoppiata ad un penn battle 6000 pieno di 0,25!!
Pensi che possa bastare?? Ne vedremo delle belle, ti aspetto!


lluigi58
00giovedì 12 maggio 2016 18:59
Forteeeeee, da provare questa estate quando scendo. Così non ci si spacca la schiena! Grande Doc [SM=g3868078]
mavluc
00giovedì 12 maggio 2016 19:35
Re:
lluigi58, 12/05/2016 18:59:

Forteeeeee, da provare questa estate quando scendo. Così non ci si spacca la schiena! Grande Doc [SM=g3868078]




E se ci stanchiamo, poi, la sera, una bella fiorentina al sangue e un buon chianti [SM=g3868061]
ci darà la giusta carica per riprovarci ancora l'indomani . . . [SM=g3868077] [SM=g3868078]
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