Re:
L'ex Degassifica terra di nessuno: si entra perfino per andare a pesca!
Completate le analisi della spiaggia e di due serbatoi: quali gli inquinanti, e i programmi?
Articolo di Alessandro Tumino
In porto non si pesca più, in ossequio alle norme sulla sicurezza,
per non parlare delle legge anti-terrorismo post Torri gemelle. E
allora che fare? Se lo chiedono in molti tra gli aficionados della
lenza: andiamo all'ex Degassifica Smeb!
Ecco la soluzione di alcuni, certo inquietante dal punto di vista
ambientale ed ecologico, pensando alla fatiscenza dell'ex
stabilimento della Zona falcata spesso oggetto di furti e
devastazioni, e considerando.... la salubrità del pescato. Forse
credono che le correnti del mare di Scilla e Cariddi spazzino via
tutto, perfino
i possibili veleni accumulati sul fondale che s'apre
tra i pilastri dei pontili di una "stazione di degassificazione dei
resti petroliferi" satura di veleni fino a pochi anni fa.
Accade anche questo, e non da ieri ma da anni, nella Zona falcata
abbandonata e inquinata, nella terra del demanio paralizzato mentre
va avanti il contenzioso tra Autorità portuale ed Ente Porto, ovvero
tra lo Stato e la Regione. In tanti l'hanno notato: militari ed
operai di passaggio, ferrovieri della Marittima, marittimi del
Norimberga. Il flusso occasionale dei pescatori prima seguiva un
percorso "aggirante": uomini di mezz'età o gruppetti di giovani,
canna in spalla, attraversavano la Real Cittadella, ovvero il
cantiere di bonifica abbandonato da oltre tre anni, per poi
raggiungere via spiaggia (inquinata) i pontili a picco sul mare
dell'ex degassifica. Ma da qualche tempo non c'è più bisogno di fare
il giro lungo. Lo stesso cancelletto azzurro da cui un tempo
passavano gli operai ex Smeb e che, fino a due anni fa, veniva
presidiato da un metronotte, è una porta aperta, anzi socchiusa: chi
arriva apre, accosta, e si dirige ai pontili.
È lì, da quei pontili, che nella primavera del 2007 le navi cisterna
Longobarda e Ophelia presero il largo verso la Danimarca con 30.000
tonnellate di oli tossici e acque oleose. Furono smaltiti grazie
all'appalto fatto da Sviluppo Italia Aree produttive, in quella che
era un'eccezionale «messa in sicurezza d'emergenza», non una semplice
bonifica, finanziata dall'Agenzia regionale per le acque e i rifiuti.
Senza dimenticare i 1223 fusti tossici di rifiuti solidi e le 1700
tonnellate di fondami di serbatoio – idrocarburi allo stato fangoso –
che in camion presero la via delle discariche specializzate del
Veneto. I tecnici di Sviluppo Italia e le stesse istituzioni
cittadine sottolinearono con orgoglio che la Zona falcata e il
centro, di cui essa è indiscutibilmente parte, venivano liberate da
una bomba ecologica di assoluta pericolosità. Ma fu anche specificato
che, nella degassifica, non si era ancora al lieto fine. Il 31 maggio
2007, i 28.900 metri quadrati dell'ex Smeb venivano dichiarati "gas
free", ma con le ripetute precisazioni di tutti che, ripulite le
strutture, bisognava passare all'analisi degli inquinanti del terreno
e quindi alla successiva bonifica. Impensabile che, mentre c'erano le
ragioni per farla nell'area della Real Cittadella – dov'è a causa di
tanti abusi pseudo-industriali –
s'è trovato di tutto, dagli
idrocarburi alla diossina, proprio il terreno sul quale si lavorava
il petrolio e sono rimaste mega strutture con 6 chilometri di
tubazioni, sia pulito, quasi immacolato! Dovrebbero rifletterci su i
pescatori che frequentano l'ex degassifica e gettano la lenza in
mare, e l'Ente Porto che dovrebbe esercitare la vigilanza e interdire
l'area in modo assoluto. Nel giugno del 2007 l'ha ricevuta in
consegna da Sviluppo Italia, e già questa è stata un'assunzione di
responsabilità. Figurarsi oggi che la decisione del Cga ha
riconosciuto come valide le sue ragioni sulla titolarità della
superficie rispetto all'Autorità portuale che ne chiedeva lo
sgombero. Il contenzioso, comunque, prosegue.
Oltre due mesi fa, il commissario dell'Ente Porto, il rag. Maduado ha
dato una notizia: «È stato consegnato lo stabilimento alla società
Sviluppo Italia Aree produttive che, attraverso la società Eco Sud
srl, effettuerà interventi di investigazione analitica al fine di
identificare il grado di inquinamento dell'area». Si trattava in
particolare dei due grossi serbatoi (TK1 e TK2) e proprio della
spiaggetta dei pontili. Il termine dell'intervento, finanziato dalla
Regione, era di 66 giorni.
L'investigazione è stata ultimata e ai risultati manca solo la
convalida dell'Arpa. L'Ente Porto li renda noti presto e con essi i
programmi suoi – ovvero della Regione – sull'ex Degassifica: accanto
alla Real Cittadella spagnola.